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RICERCA UMBRA: DAL TABACCO UN VACCINO CONTRO IL DIABETE




PERUGIA - Produrre un vaccino per il diabete utilizzando il tabacco. E' l'obiettivo di Alberto Falorni, medico e ricercatore al Dipartimento di Medicina Interna dell'Università di Perugia, che da più di dieci anni lavora a questo ambizioso progetto. Ed è un progetto molto promettente, anche se il traguardo – tiene a sottolineare il Dottor Falorni – è ancora lontano. Nel campo della medicina è sempre doveroso premettere chiaramente quale sia lo stato di avanzamento della ricerca, specialmente in casi come questo, in cui si ha a che fare con malattie che colpiscono in particolar modo bambini e adolescenti, e che quindi coinvolgono più di altre - anche dal punto di vista emotivo - le famiglie dei malati. Ma i risultati ottenuti finora sono brillanti nel contesto della ricerca internazionale.
IN LOTTA CON SE STESSI – Il Dottor Falorni ebbe l'idea di utilizzare le piante di tabacco, modelli biologici semplici, per produrre proteine umane di interesse medico. A tale scopo, si stabilì nel 1996 una collaborazione con il Professor Mario Pezzotti, a quel tempo ricercatore presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia. Nei primi studi, però la produzione di GAD65 dal tabacco era molto bassa. Si esprimeva solo per lo 0,05 % della produzione totale di proteine della pianta. Troppo poco per permettere uno sfruttamento a livello farmacologico. Studi successivi innovativi condotti in collaborazione con l'Università di Verona, dove il Prof. Pezzotti lavora attualmente, hanno permesso di ottimizzare il metodo per modificare geneticamente gli organismi vegetali, ottenendo una produzione di GAD65 del 4-5% dalle foglie di tabacco, e del 20% dai semi di alcune altre piante. Il 17 dicembre scorso è stata inaugurata Officina Biotecnologica, una società in collaborazione con l’Università di Verona, che permetterà di sviluppare questo innovativo ramo della genetica agraria in collaborazione con l’equipe del Dr. Falorni, di cui fanno parte anche il Drottor Filippo Calcinaro e la Dottoressa Annalisa Brozzetti. Nello stesso tempo, è stato depositato il brevetto per la produzione di GAD65 dal tabacco. Il lavoro futuro di Officina Biotecnologica consisterà nell'ottimizzare la produzione della proteina, ottenendo i migliori risultati possibili con un processo che si sta dimostrando tanto efficiente quanto economicamente vantaggioso.
DALLE PIANTE DI TABACCO – Il nostro sistema immunitario – che ha la funzione di neutralizzare i virus – funziona con un meccanismo del tipo chiave-serratura. Ogni serratura (anticorpo) ha una chiave diversa, chiamata antigene, che in generale rappresenta qualunque forma di corpo estraneo al nostro organismo. Nel caso dei virus dell'influenza, gli antigeni sono le proteine che avvolgono e proteggono il materiale genetico. Quando il nostro corpo viene in contatto con antigeni che già conosce, le serrature in grado di accogliere quelle specifiche chiavi sono già pronte. Il meccanismo si attiva subito, le serrature si chiudono, e il virus non è più in grado di utilizzare le nostre cellule per replicarsi. Ma se le chiavi sono anche soltanto leggermente diverse, le serrature non funzionano più. Devono esserne create di nuove. E il processo di produzione di nuovi anticorpi, specifici per gli antigeni sconosciuti, non è immediato. Nel frattempo il virus può agire indisturbato all'interno del nostro organismo. Essere ospitato nelle nostre cellule, ed utilizzarle – alterando la loro originaria funzione o addirittura uccidendole – per replicarsi. A questo punto, il nostro organismo potrebbe già essere così pesantemente compromesso nelle proprie attività fondamentali, da non poter più contrastare lo sviluppo e il dilagarsi dell'infezione.
COLLABORAZIONI E POSSIBILI APPLICAZIONI – Nel prossimo futuro, Falorni ed i suoi colleghi prevedono una possibile collaborazione con un'azienda svedese che da qualche anno sta effettuando test di somministrazione della GAD65 su bambini ai primi stadi della malattia, al fine di ritardare la progressione della malattia e preservare la funzione residua delle cellule beta del pancreas. Il sistema di produzione della proteina utilizzato dagli svedesi ha un costo elevatissimo (si parla di 700.000 Euro al grammo), mentre il team italiano è in grado di fornire una soluzione a basso costo. Se i risultati clinici ottenuti dagli svedesi venissero confermati, Officina Biotecnologica avrebbe tutte le basi per pensare alla produzione di un vaccino, che potrebbe in futuro interessare milioni di giovani in tutto il mondo. Per ottenere l'intero fabbisogno mondiale di GAD65 con il processo brevettato dai nostri ricercatori, basterebbero pochi vivai di piante geneticamente modificate. Inoltre, questo studio pionieristico di genetica agraria apre una vasta gamma di possibilità per ulteriori applicazioni in campo medico. Soprattutto nell'ambito delle malattie autoimmuni. Quando la sostanza che innesca la reazione del sistema immunitario viene introdotta nell'organismo dall'esterno, in opportune quantità e attraverso adeguate vie di somministrazione, si modifica la risposta del sistema immunitario e si può ridurre o bloccare lo sviluppo della malattia. Una volta identificate le sostanze prodotte dal corpo umano che innescano la risposta autoimmunitaria, si può quindi analizzare la possibilità di produrle nelle piante, per verificarne la risposta clinica alla somministrazione.
I FATTORI AMBIENTALI DEL DIABETE DI TIPO 1 IN UMBRIA - Il diabete di tipo 1 si manifesta preferenzialmente nei giovani al di sotto dei 30 anni. E' una malattia che presenta delle caratteristiche ereditarie, ma sembrerebbe che anche fattori ambientali possano influenzarne lo sviluppo. Per questo motivo, la Regione dell'Umbria ha attivato un registro epidemiologico del diabete mellito di tipo 1 (DMT1), in collaborazione con il Servizio Regionale di Diabetologia Pediatrica. In questo registro vengono raccolti tutti i dati relativi ai casi di diabete presenti nella nostra regione. Nel periodo compreso fra il 1991 ed il 2001, il tasso di incidenza annuo della malattia è risultato di 12 nuovi casi ogni 100.000 abitanti, con differenze minime nelle due fasce di età comprese fra 0-14 anni e 15-30 anni. Il confronto con i dati provenienti da altre aree indica che in Umbria i tassi di incidenza della malattia sono molto simili a quelli di altre regioni del centro Italia, come le Marche, ma nettamente più alti rispetto a zone geograficamente differenti, come la Campania. Nell'Italia centrale inoltre, lo sviluppo del diabete di tipo 1 risulta maggiore nelle aree ad alta urbanizzazione rispetto a quelle rurali. Il continuo aggiornamento dell'archivio, possibile grazie alla capillarità nella raccolta dei dati, ed alla loro verifica ed integrazione con dati epidemiologici, fornisce in Umbria un ulteriore e prezioso punto di partenza per la comprensione e lo studio della malattia.
Daniela Querci (da: il Corriere dell'Umbria - 09/02/2009)

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