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IL SANTO, IL CAVALIERE TEMPLARE E I FLAGELLANTI: LA STRANA STORIA DI SAN BEVIGNATE





PERUGIA - Un tempio intitolato a un santo che santo non è. Un misterioso eremita che resuscita un bambino dilaniato dai lupi. Un potente cavaliere templare che influenza le sorti della città, e un frate visionario che esalta gli animi e induce la folla alla flagellazione e alla fustigazione collettiva. Sono solo alcuni degli elementi che ruotano attorno alla strana vicenda della chiesa di San Bevignate, situata lungo la via regale di Porta Sole (ora via E. dal Pozzo), nel quartiere di Monteluce.
IL POTENTE CAVALIERE TEMPLARE - I lavori di costruzione del tempio furono avviati attorno al 1256 sotto la sovrintendenza del cavaliere templare Bonvicino, di probabili origini assisane. Lo scopo era la realizzazione di una sede per l'Ordine dei Cavalieri Templari a Perugia, strategico punto di collegamento tra le varie commende templari del centro Italia.
Bonvicino – al servizio di ben 4 pontefici del '200 – fu un uomo tanto influente da essere ricordato negli annali perugini quale prezioso interlocutore fra la città e la Santa Sede. La sua posizione di cubiculare papale (da cubiculum, camera da letto) gli assicurava stretti contatti con i pontefici che – dal canto loro – prediligevano affidarsi alla cura e alla fiducia di uomini appartenenti ad ordini monastici militari, com'era Bonvicino, per le loro doti di indiscussa fedeltà ed abilità diplomatica. Dell'astuto templare si ricordano numerosi importanti servigi portati a termine con destrezza e competenza sotto ogni pontificato in cui prestò la sua opera. Fra i compiti più delicati vi è quello affidatogli nel 1240 da Gregorio IX, che lo incaricò di stemperare l'acredine sorta fra le famiglie perugine, schieratesi in opposte fazioni in merito ai propositi espansionistici di Federico II di Svevia sui loro territori.
IL SANTO MISTERIOSO DI PERUGIA - La chiesa venne consacrata a San Bevignate, una figura mitica per la quale i perugini nutrivano una profonda devozione. Le origini e le vicende di Bevignate restano un vero enigma. Il medievalista André Vauchez lo definì “il santo misterioso di Perugia”, e secondo lo storico Ugolino Nicolini la sua vicenda è avvolta nella totale oscurità. Una suggestiva e fantasiosa leggenda lo vorrebbe addirittura giunto dalla Germania con i Goti di Re Teodorico, insieme al fratello Sant'Ercolano. Più probabilmente, ebbe umili origini nell' Umbria della seconda metà del V secolo. Prese l'abito monacale vestendo una tonaca di lana bianca stretta da una cintura turchina, e condusse un'esistenza di aspra penitenza, orazione e contemplazione, ritirandosi a vita eremitica in una selva presso la città di Perugia. La tradizione popolare gli attribuì una serie di miracoli, fra i quali l'immediata maturazione delle olive e del grano per gli affamati, la liberazione di due giovani innocenti condannati a morte che raccomandarono a lui fervide preghiere di salvezza, e la resurrezione di una creatura uccisa dai lupi. I miracoli proseguirono anche dopo la sua morte, e la leggenda vuole che la chiesa fosse per questo edificata sul terreno sacro del suo sepolcro. Il culto di Bevignate era a tal punto radicato nella popolazione che nel 1260, anno in cui si avviava a conclusione la prima fase della costruzione del tempio, il podestà di Perugia concesse un periodo di ferie straordinarie – che prevedeva la sospensione di tutte le attività lavorative – dal 4 al 19 maggio, 15 giorni che cadono esattamente a cavallo della presunta data di morte di Bevignate, il 12 di maggio. Dopo aver diretto i lavori di costruzione dell'edificio templare dedicato a Bevignate, Bonvicino convinse Papa Alessandro IV ad istituire un'inchiesta sulla vita e le opere dell'eremita, allo scopo di elevarne a santità la figura. Gli ultimi indizi sullo stato dell'inchiesta sono datati al 1277, quando la città perpetrò nuovamente la richiesta di santificazione, rivolgendosi direttamente al Gran Maestro dell'Ordine Templare, Guglielmo de Beaujeu, in visita a Viterbo per un colloquio con Papa Giovanni XXI. Ma la canonizzazione del taumaturgico eremita sarà destinata a non avere mai seguito.
IL MOVIMENTO DEI FLAGELLANTI - Nel contesto del completamento della chiesa si inserisce l'inquietante fenomeno dei flagellanti, sorto a Perugia nel 1259 e propagatosi velocemente fino all'Europa centrale.
Promotore del movimento – detto anche dei disciplinati – fu Raniero Fasani, un frate francescano di nobili origini, che in seguito ad una visione di San Bevignate, iniziò a predicare per le vie di Perugia flagellandosi pubblicamente. Attorno a lui accorsero monaci e fedeli, che presero a fustigarsi volontariamente a sconto dei peccati, propri e degli altri. In soli 2 anni, le processioni arrivarono a contare fino a 10.000 persone, che seguivano gruppi di penitenti che si umiliavano e si percuotevano a sangue con fruste e bastoni, per espiare i peccati ed assicurarsi il regno dei cieli. Città dopo città, tutto il centro ed il nord della penisola, fino alla Boemia, alla Germania e alla Polonia furono travolti in questo vortice di insensata disperazione. Le cronache narrano di uomini che si spogliavano delle vesti fino alla cintola, avvolgevano la testa in un cappuccio, e camminando a piedi scalzi sul ghiaccio e nella neve si picchiavano con furia frenetica, intonando inni alla passione di Cristo. Nel 1261, Papa Alessandro IV vietò la prosecuzione del movimento, che seguitò comunque a fasi alterne riprendendo vigore in occasione di grandi calamità, come il diffondersi della peste nera, nel 1347. Ancora oggi in Italia, le compagnie dei flagellanti vengono ricordate in alcune manifestazioni religiose intitolate ai Battenti.
LA CHIESA DI SAN BEVIGNATE - Il fulcro intorno a cui si susseguirono tali vicende è un imponente edificio a pianta rettangolare, austero nel suo stile architettonico essenziale, che ne esalta la maestosità e la rigorosa eleganza. Le pareti esterne, in pietra arenaria, sono caratterizzate da grandi contrafforti. Il portale maggiore è incorniciato da un giro di travertino, con fini decorazioni fitomorfe e zoomorfe.
Poco più in basso della base dell'arco sono incastonati due fiori della vita, e sopra a quello di sinistra una rosa con due corone di petali. Un terzo fiore della vita è visibile a terra, sulla soglia del portale, delicatamente tracciato con i ciottoli che compongono il selciato. Il profondo simbolismo insito nei fregi è parte integrante delle conoscenze iniziatiche dell'ordine templare, che identificavano nei 6 petali del fiore della vita i giorni della genesi e la struttura interna del creato.
Il numero 6 – denominato numero aureo – è infatti ricorrente in numerosissime architetture naturali. Anche l'11 – il numero dei petali della corona interna della rosa – è significativo nella simbologia templare: chi è sotto il suo influsso avrebbe un messaggio da rivelare al prossimo. Anche l'interno della chiesa è ricco di motivi simbolici collegati con l'ordine templare, come croci cosmologiche e stelle. Le pareti dell'unica navata sono decorate da un ciclo di affreschi eseguito in periodi differenti, fra i quali spicca una battaglia fra Musulmani e Templari. Sono rappresentati anche alcuni miracoli di Bevignate.
Recentemente, nell'ambito di un progetto europeo per la riqualificazione e la diffusione della cultura templare, il governo italiano e l'amministrazione comunale hanno stanziato cospicui fondi per restaurare la chiesa di San Bevignate, adattare il suo interno ad ospitare concerti, e rendere tutto il complesso sede di un centro internazionale di studi sull'ordine dei monaci guerrieri. L'apertura al pubblico era prevista per il mese di maggio, ma nel corso dei lavori di rimozione del pavimento della chiesa sono stati rinvenuti mosaici romani e un sistema di vasche collegate che indicherebbe la presenza di un impianto artigianale per il trattamento dei tessuti. Una sorta di lavanderia-tintoria di epoca romana. I misteri di San Bevignate sembrano non essere ancora finiti.
Daniela Querci (da: il Corriere dell'Umbria - 08/09/2008)

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