Argomenti

IL LAGO CHE ATTRAVERSAVA L'UMBRIA





C'ERA UNA VOLTA UN LAGO - Ma non era il Trasimeno. Era un altro, molto più grande, che si estendeva da Nord a Sud lungo tutta l'Umbria, da Città di Castello a Spoleto, e fino a Terni. Era il Lago Tiberino: il più grande e profondo lago che l'Italia centrale abbia mai ospitato nel corso della sua storia geologica. Il suo sviluppo e la sua estensione sono stati per decenni oggetto di studio all'interno della comunità scientifica, ed in particolare dell'Università degli Studi di Perugia, perché gran parte dell'odierno aspetto del nostro territorio si deve a questo bacino. Oggi, del lago Tiberino conosciamo molto. Per cominciare, l'ubicazione e la forma. Osservando le immagini da satellite della nostra regione, si può infatti notare come sia interamente percorsa da una specie di grossa cicatrice a forma di Y rovesciata. E' una valle lunga e stretta, che parte da Città di Castello e si biforca all'altezza di Perugia. Da qui, un ramo prosegue verso Est, costeggiando le città di Assisi, Foligno e Spoleto, mentre l'altro – che attualmente ospita il letto del Tevere – prosegue verso Ovest, toccando Marsciano, Todi, Acquasparta e San Gemini. Ed è proprio questa valle biforcuta che delinea grosso modo il bacino dell'antico lago, la cui storia inizia all'incirca un paio di milioni di anni fa, nell'epoca che – nella scala del tempo geologico – viene chiamata Pleistocene. Dai ripidi versanti degli Appennini, ruscelli e torrenti portano acqua verso questa depressione, alimentando una rete di fiumi che scorrono lungo la valle. I fiumi si allargano, si intersecano fra loro e si uniscono, fino a diventare un vero e proprio lago, che percorre longitudinalmente tutta la nostra regione. Nel momento della sua massima estensione, all'incirca 1,5 milioni di anni fa, pare che il lago abbia avuto – in certi punti del suo ramo occidentale – delle profondità abissali, ben oltre i 1000 metri.


PERUGIA E FOLIGNO: COLLINE DI DETRITI – I colli su cui sorgono Perugia, Foligno ed altri centri abitati dell'Umbria non ci sarebbero stati senza il lago Tiberino. Infatti, i corsi d'acqua che alimentavano il lago, scendendo lungo i fianchi delle montagne portavano con sé ciottoli, sabbia e detriti, erosi dai versanti lungo il percorso dei fiumi verso valle. Quando raggiungevano la pianura, e la velocità dell'acqua diminuiva, i detriti ed i sedimenti si fermavano lungo gli argini. Questo processo, nel corso del tempo, ha trasportato grosse quantità di ciottoli, sabbie ed argille, che si sono accumulati gli uni sugli altri formando delle colline anche di grandi dimensioni, in cui i materiali più grossi e pesanti sono rimasti in basso, mentre quelli più fini e leggeri si sono impostati al di sopra dei primi. Perugia e Foligno sorgono proprio su questo tipo di colline, che nel linguaggio tecnico vengono chiamate conoidi. Sono accumuli di detriti a forma di cono, abbandonati dai fiumi man mano che - raggiungendo le vallate - perdono la loro velocità e non sono più in grado di trasportare i detriti.
IL MARE DI CITTA' DELLA PIEVE – Ad Ovest del lago Tiberino, in corrispondenza delle ultime propaggini dell'Umbria occidentale, c'era il mare, che lambiva il colle di Città della Pieve. La linea di costa si trovava lungo l'attuale valle del fiume Paglia, tra Monteleone d'Orvieto, Todi e Corbara, dove oggi sorgono altre colline-conoidi che rappresentano gli antichi delta dei fiumi che sfociavano in mare. Tutta l'area ad Est di questa zona (Valdichiana, orvietano) era sommersa dal mare. Ma i grandi mutamenti climatici che si avvicendarono nel corso del tempo, intercalando glaciazioni a periodi più temperati, condizionarono fortemente il livello del mare, la cui linea di costa arretrava durante le glaciazioni e progrediva durante lo scioglimento dei ghiacciai.
LAGHI A CASCATE – Il clima definì anche l'evoluzione del lago Tiberino e degli altri specchi lacustri umbri. Infatti, anche se di gran lunga il maggiore per estensione e profondità, il Tiberino non era l'unico lago della zona. Lungo tutto l'Appennino ce n'erano una trentina, e in Umbria – oltre al Trasimeno – c'erano laghi a Bastardo, nella zona di Tavernelle – Pietrafitta, fra Pornello e Frattaguida, a Ripalvella e San Fortunato ed anche nella conca di Gubbio. In ognuna di queste aree, fasi di piena si alternarono a periodi di ristagno delle acque e di impaludamento. Quando poi i movimenti tettonici modificarono del tutto l'assetto del territorio, sollevandolo attraverso l'azione di complessi sistemi di faglie, il mare si ritirò definitivamente dall'Umbria. Le faglie servirono anche come naturali vie di scorrimento per i corsi d'acqua, che formarono una serie di cascate che collegavano fra loro un sistema di laghi a quote via via più basse. Ogni cascata rappresentava l'emissario del lago a monte e l'immissario del lago a valle. I bacini più vicini alla catena appenninica, dove il dislivello altimetrico era maggiore e la presenza di faglie più estesa, si svuotarono velocemente, e così terminarono la loro vita i laghi di Pornello-Frattaguida, S. Fortunato, Ripalvella e Pietrafitta, mentre rimasero specchi palustri solo nell’attuale Valle Umbra, tra Perugia e Foligno, e nell’area a Nord di Todi. Il bacino di Gubbio raggiunse la sua massima estensione mentre cominciava a formarsi quello di Costacciaro–Gualdo Tadino. Nel Pleistocene medio, il ramo orientale del lago Tiberino si colmò di detriti, che formarono dei veri e propri delta e riempirono il bacino. Mentre, dove adesso si trova l'altopiano di Colfiorito, un sistema di fratture determinò la formazione di altri bacini lacustri. Quello di Gubbio iniziò a riempirsi di sedimenti, ed uno specchio d'acqua limpida rimase soltanto nell'area meridionale della conca. Il bacino di Costacciaro – Gualdo Tadino sembra non sia mai divenuto una vera e propria palude, poiché si colmò molto rapidamente, ma nella Valle Umbra le condizioni palustri permasero fino in epoca storica.
Daniela Querci

Nessun commento:

Posta un commento