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LA PRIMA STREGA CONDANNATA AL ROGO ERA DI TODI

UN INSOLITO PRIMATO PER LA CITTA’ DI TODI - Il 20 di marzo ricorre l'insolito anniversario della messa al rogo di Matteuccia, strega tuderte condannata ad essere arsa viva dal tribunale laico della sua città. Correva l'anno 1428, quando gli abitanti di Todi - nel giorno che precede l'equinozio di primavera - venivano scossi dalle strazianti urla di una donna, legata mani e piedi su di una pira alla quale il Capitano della città aveva appiccato il fuoco.
Se Matteuccia avesse potuto immaginare che oggi, a una dozzina di giorni di distanza dalla sua crudele esecuzione, si celebra la festa della donna, sarebbe rimasta alquanto sconcertata dall'ironia che traspare dalla vicinanza di queste due date. Se poi avesse saputo che negli anni '90 – in base ad un autorevole ricerca universitaria - Todi sarebbe stata definita “la città più vivibile del mondo”, di certo avrebbe avuto qualcosa da obiettare, al riguardo. Ma da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti. E – d'altro canto – anche per noi è difficile credere che la splendida e tranquilla città di Todi sia stata un tempo teatro di tali atrocità. Ma è tutto vero.
 
 

I VERBALI DEL PROCESSO - I verbali del processo di Matteuccia Di Francesco sono arrivati fino a noi. Oggi sono custoditi nella Biblioteca di Todi, e descrivono con dovizia di particolari i motivi per cui la donna venne condannata, e la sentenza eseguita. Nelle pagine, redatte e messe agli atti dal notaio incaricato, vengono elencati tutti i capi d'accusa pendenti sulla testa della donna. Si legge di come Matteuccia ricevesse visite da persone provenienti da ogni luogo dell'Umbria, per chiedere il suo aiuto in merito a pene d'amore o a problemi di salute. E sembra che la strega avesse per ognuno la soluzione giusta. Prescrivendo strani unguenti a base di erbe, singolari ricette gastronomiche, e formule magiche che alle nostre orecchie suonano non più temibili di innocenti filastrocche, pare riuscisse a porre rimedio ad ogni sorta di travaglio, sentimentale o fisico. Matteuccia si era fatta un bel giro di affari, ed i clienti soddisfatti ritornavano da lei per ulteriori indicazioni e prescrizioni. I rimedi descritti ne



lla prima parte del processo appaiono del tutto innocui, anche se quantomeno curiosi. Ad una donna che veniva quotidianamente percossa e tradita dal marito, Matteuccia consigliò di conservare l'acqua che usava per lavarsi i piedi, per poi darla da bere al fedifrago insieme ad una pietanza a base di rondini condite con lo zucchero.
Ad un giovane innamorato che non otteneva il consenso di sposarsi, ordinò di stare in piedi in un crocevia con una candela accesa, e di piegarla recitando una formula magica mentre l'amata andava in sposa al contendente. In tal modo, il novello sposo non avrebbe mai potuto congiungersi alla moglie, il cui amore per l'altro sarebbe almeno rimasto inviolato.
I RITI PIU’ MACABRI - Oggi, i rimedi di Matteuccia non verrebbero di certo giudicati così pericolosi. A parte l'ovvia riflessione che bere l'acqua in cui il nostro consorte ha fatto il pediluvio, o piazzarsi nel bel mezzo di un incrocio con tanto di candela accesa, non sarebbero azioni consigliabili. In entrambi i casi per motivi di incolumità personale. Ma allora venivano presi molto sul serio, e considerati indizi di connivenza col maligno, anche se le intenzioni di Matteuccia non sembrano poi così deprecabili. Nella seconda parte del processo però, vengono descritti riti di natura più macabra. Matteuccia avrebbe convinto un uomo alle dipendenze di Braccio da Montone, Signore di Perugia, a procurargli le carni di un annegato, per estrarne un olio che alleviasse i dolori di un malato. Sarebbe anche stata in grado di trasformarsi in un gatto, e di librarsi in aria in groppa ad un capro per raggiungere il famoso Noce di Benevento, qui per la prima volta indicato come il luogo prediletto dalle streghe per i loro convegni con il diavolo. Fra l'altro, viene riportata in forma integrale anche la formula magica per volare, di ovvio interesse per chi – motivato da velleità anticonformiste - avesse in qualche modo in progetto di innalzarsi. Le accuse si fanno ancora più gravi quando Matteuccia – che reca il dubbio onore di essere la prima donna definita strega – viene accusata dell'orrendo crimine di cibarsi del sangue dei bambini. Il sonno della ragione genera mostri.

Comunque, per tutti questi misfatti e per altri ancora – giunti all'attenzione della corte giudicante come voci di popolo, e ritenute più che sufficienti per imbandire in quattro e quattr'otto un bel processo per stregoneria – alla povera Matteuccia viene concessa l'opportunità di difendersi, e di scegliersi un legale che la assista. Cosa che Matteuccia non è in grado di fare. Scaduto il termine utile per la presentazione della difesa – la burocrazia imperversava anche allora – Matteuccia viene quindi condannata, e la condanna eseguita. Legata e montata a cavallo di un asino, viene condotta fino al luogo dell'esecuzione, e là arsa viva. D'altronde – pare giustificarsi il notaio alla fine del verbale - aveva spontaneamente confessato di essere colpevole di tutti i crimini attribuiteli. Se questo fosse vero, su una cosa di sicuro Matteuccia non aveva mentito: era capace di volare. Almeno con la fantasia.
UMBRIA: TERRA DI RITI ED INCANTESIMI - E' curioso – e per molti versi inquietante - osservare quanto alcuni dei riti ed incantesimi praticati dalle streghe del XV secolo siano tuttora radicati in Umbria. Un interessante studio condotto dal dottor Valter Toppetti presso l'Istituto di Etnologia e Antropologia culturale della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'ateneo di Perugia, riporta una serie di interviste effettuate sul tema fra gli abitanti di Fratticiola Selvatica, un paese a 20 chilometri a Nord-Est di Perugia. Gli intervistati vengono sollecitati a descrivere streghe e personaggi magici con i quali hanno avuto contatti, e a narrare episodi che li riguardano e di cui sono a conoscenza. I racconti si riferiscono principalmente a streghe operanti nella zona durante il primo cinquantennio del XX secolo. E le analogie con le ricette e gli incantesimi di Matteuccia sono notevoli. La strega Santina, un'anziana megera che abitava in una casa fatiscente al centro di Fratticiola, preparava filtri magici ed operava incantesimi con le erbe come la strega di Todi. Ovviamente, anche Santina partecipava ai sabba infernali presso il Noce di Benevento, e praticava fatture – o le toglieva – servendosi degli stessi ingredienti magici di Matteuccia. A Fratticiola poi, è apparso anche uno stregone, di nome Forca, acerrimo antagonista della strega Santina e profondo conoscitore di riti magici ed incantesimi propiziatori. Analogamente a quanto faceva Matteuccia 5 secoli prima, Forca manipolava pupazzi di cera per indurre sventure sui nemici o – al contrario – liberare da fatture i propri clienti. E, come Matteuccia, identificava in manufatti di piume d'uccello gli oggetti magici che i suoi concorrenti realizzavano per incatenare in fattura le persone, e che lui immancabilmente riusciva a liberare con potenti contro-incantesimi. Oltre alle ghirlande di piume, ricorrono anche i riti effettuati in corrispondenza di incroci, in cui si utilizzano candele e si fanno bruciare capelli e parti di vestiario appartenenti al malcapitato oggetto dei sortilegi.
Daniela Querci - 09/03/2009

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