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LA BATTAGLIA EPOCALE DI GUALDO

GUALDO TADINO – 30 giugno 552. I gualdesi osservano attoniti due armate schierate sulla piana davanti al loro villaggio. Lo spettacolo che si dispiega ai loro occhi è impressionante: una moltitudine di soldati fra fanti, arcieri e cavalieri, è pronta a combattere. Fra poco avverrà lo scontro decisivo della guerra bizantina contro gli Ostrogoti, il popolo barbaro che ha conquistato la penisola dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente. La famosa battaglia di Tagina, che decreterà la sorte dell'intero territorio italiano, sta per svolgersi proprio nei pressi dell'odierna Gualdo Tadino.

L'armata barbara che domina l'Italia è da tempo sulle tracce dell'esercito dell'Impero Romano d'Oriente, che da Costantinopoli ha attraversato i Balcani per liberare Roma, e finalmente lo intercetta nella zona di Gualdo Tadino. I due schieramenti si fronteggiano, scrutandosi a vicenda. L'aria calda d'estate imperla di sudore le fronti dei soldati, mentre brividi gelidi corrono lungo le loro schiene. La tensione per lo scontro imminente è palpabile.
TOTILA, IL RE OSTROGOTO - Il Re Ostrogoto Totila osserva con studiata freddezza l'armata nemica. Il suo corpo è immobile, ma la sua mente lavora alacremente. Sta valutando le forze dell'avversario, e si rende conto che i suoi uomini sono in netta minoranza rispetto ai 20.000 soldati del generale Narsete. Intravede un'unica possibilità per ribaltare le sorti di quella che sembra una sconfitta annunciata. Giocare d'astuzia. Quando dichiara di volersi arrendere infatti, l'esercito bizantino si rilassa, abbassando un po' la guardia. E commette un grave errore. Totila sferra a sorpresa un attacco fulmineo, e conquista una collina dove si arrocca con i suoi uomini, nell'attesa dei rinforzi. Sa che stanno per raggiungerlo 2.000 soldati a cavallo guidati da Teia, il suo più fidato luogotenente, e vuole ritardare lo scontro fino a quel momento. Per questo propone al nemico una sfida al singolare, e fa uscire dalle file dei suoi soldati Cocca, il combattente più forte e spietato, un disertore bizantino che si è fatto una reputazione per la sua potenza e crudeltà nei duelli. Risponde alla sfida Anzala, una delle guardie del corpo armene di Narsete. I due uomini si fronteggiano a cavallo. Tutto intorno c'è un silenzio irreale. Nell'aria immobile serpeggia un'ostilità tangibile fra i due avversari. Cocca parte veloce alla carica, ma Anzala rimane fermo al suo posto. Obbedendo ai suoi ordini, il cavallo che monta scarta di lato solo all'ultimo momento, quando il disertore bizantino gli è quasi addosso. Solo in quel momento l'arma di Anzala scatta fulminea, pugnalando mortalmente al fianco il nemico.
E' un cattivo presagio per gli Ostrogoti, ma Totila non si perde d'animo. In sella al suo enorme destriero, inscena davanti ai bizantini una danza di guerra. La sua armatura dorata scintilla al sole e il mantello color porpora sbatte agitato dal vento, mentre esegue un complicato esercizio equestre che ha lo scopo di provocare un crollo nel morale degli avversari. Quando infine Teia lo raggiunge con i rinforzi, Totila volge le spalle al nemico, rompe le formazioni e pranza indifferente con tutti i suoi uomini, dimostrando una sfacciata sicurezza sull'esito dell'imminente battaglia. In realtà si augura di spiazzare gli antagonisti con il suo comportamento sprezzante, e aspetta paziente che i tarli del dubbio e della paura si facciano strada nella mente dei bizantini, minando il loro rendimento al momento dello scontro.
NARSETE, IL GENERALE BIZANTINO - Ma nei suoi calcoli non ha tenuto conto delle capacità di Narsete. Il generale bizantino è un uomo duro ed esperto, che non si lascia ingannare dalle tattiche psicologiche del nemico. Ha più di sessant'anni ormai, ed è cresciuto fra gli intrighi di corte del palazzo imperiale di Costantinopoli, dove si è guadagnato l'illimitata fiducia dell'Imperatore Giustiniano e di sua moglie Teodora, portando a termine delicate missioni diplomatiche che hanno salvato più volte l'Impero Romano d'Oriente dalla disgregazione. L'imperatore lo ha da poco fregiato del titolo di generale, e lo ha incaricato di riconquistare l'Italia, caduta in mano agli Ostrogoti dopo la fine dell'Impero Romano d'Occidente. Narsete è un eunuco, e forse il Re barbaro lo ha sottovalutato per questo. E' un armeno persiano di umili origini, che ha iniziato la sua carriera come servitore alla corte di Costantinopoli. Grazie al favore di Teodora ha scalato in breve tempo la gerarchia degli addetti alla camera da letto imperiale, diventando prima tesoriere, e poi primo ufficiale dell'Impero. Ed è anche un eccellente stratega. Nonostante la superiorità numerica del suo esercito, schiera i suoi uomini in assetto fortemente difensivo, ammassando al centro una fitta falange di fanti longobardi ed eruli, e disponendo ai lati gli arcieri bizantini, con la cavalleria alle spalle. Durante il pranzo dei nemici permette alle proprie truppe di rinfrescarsi, ma senza lasciare la propria posizione.
Quando Totila sferra infine l'attacco, lo fa lanciando i suoi uomini in massa verso il centro della formazione bizantina. Spera in una battaglia veloce, che colpisca subito al cuore il nemico, per evitare le pesanti conseguenze dell'azione degli arcieri bizantini. Ma Narsete è preparato. Ordina agli arcieri di inclinare il loro tiro verso il centro, in modo da proteggere i fanti falciando la prima linea ostrogota. In questo modo, anche l'attacco della cavalleria di Teia si fa più esitante, e i Barbari subiscono altissime perdite. Verso sera, Narsete sferra l'attacco finale. Lo schieramento nemico è ormai caotico, completamente disorganizzato. Le file ostrogote si rompono, e gli uomini si disperdono, pensando a salvarsi più che a combattere. Alla fine, 6.000 Ostrogoti rimarranno sul campo. Totila stesso è ferito gravemente. I suoi fedelissimi lo conducono nei boschi. Morirà poco lontano da Gualdo Tadino.
LE SORTI DI GUALDO DOPO LA BATTAGLIA - La disfatta è totale. E la guerra praticamente vinta. Entro la fine dell'anno Narsete conquista Roma, caduta con una resistenza limitata da parte degli Ostrogoti. Grazie alla battaglia di Tagina, l'antico nome di Gualdo Tadino, l'Impero è di nuovo Romano. La città eterna, con Venezia, Ravenna, la Romagna, e le isole di Sicilia e Sardegna, resteranno in mano ai bizantini per altri due secoli. Ma gran parte dell'Italia settentrionale e centrale verrà presto conquistata dai Longobardi. E' sotto il dominio di questa popolazione della Germania orientale che la cittadina umbra acquisirà il suo nome attuale, passando da Tagina al longobardo Gualdo, luogo boscoso, dopo la distruzione quasi completa avvenuta nel 996 ad opera di Ottone III, Imperatore del Sacro Romano Impero.




Daniela Querci (29/06/2009)

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