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IN UMBRIA LE PROVE DELLA SELEZIONE NATURALE DI DARWIN




PERUGIA - L'Umbria vanta uno degli esempi più belli fra le prove a sostegno della teoria evoluzionistica di Darwin. E nel 200° anniversario della nascita del grande scienziato inglese (il 12 Febbraio 1809) è appropriato ricordarlo. Tanto più che ancora oggi esistono forme di scetticismo riguardo l'evoluzione darwiniana, nonostante una mole schiacciante di dati continui a dare splendide conferme, estensioni ed approfondimenti della rivoluzione scientifica innescata da Darwin con il suo trattato l'Origine delle specie.
LA SELEZIONE NATURALE NEI FOSSILI DEGLI APPENNINI – Gli ammoniti dell'Appennino Umbro-Marchigiano, conservati presso il dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Perugia, rappresentano un modello molto chiaro dell'azione della selezione naturale nel contesto dell'evoluzione. Passando dagli strati di roccia più antichi a quelli più recenti, i fossili di queste creature marine mostrano forme man mano differenti. I loro gusci diventano gradualmente sempre più aerodinamici, in un adattamento funzionale al loro ambiente di vita che rappresenta l'espressione dell'evoluzione attraverso ciò che Darwin definì la selezione naturale. Gli ammoniti che presentavano le caratteristiche più vantaggiose per la vita hanno avuto una maggiore probabilità di sopravvivenza e quindi di riproduzione. Queste qualità, essendo ereditarie, sono state tramandate alle generazioni successive, e si sono diffuse nella popolazione di questi antichi esseri viventi, mentre i tipi che possedevano caratteristiche meno favorevoli al loro ambiente di vita si sono estinti. E' il concetto della selezione naturale, il pilastro su cui si fonda la moderna biologia.
LE CONFERME DELLA GENETICA E L'ORIGINE COMUNE DELLE SPECIE – La biologia molecolare e la genetica hanno avviato quello che oggi viene definito il neo-darwinismo. Hanno ampliato e confermato le intuizioni di Darwin, basate sulle espressioni visibili che la selezione naturale attua sugli individui. Di fatto, lo studio dei genomi (i patrimoni genetici di ogni forma di vita) ha permesso di verificare a livello molecolare le teorie di Darwin, arrivando a comprendere anche i meccanismi microscopici attraverso i quali la selezione naturale opera nel contesto dell'evoluzione. E non solo. La genetica ha dimostrato anche come alcuni geni identici, denominati immortali, appartengano al patrimonio genetico di ogni essere vivente, dagli organismi unicellulari all'uomo, confermando così l'origine comune della vita. Quando è nata, la vita sulla Terra era indifferenziata. E' l'evoluzione che ha creato la diversificazione, ma l'origine primaria è comune. Adesso sappiamo che la specie umana si è separata circa 5-8 milioni di anni fa dal ramo evolutivo che ha condotto alla comparsa degli scimpanzé, con i quali ancora oggi condividiamo il 98% del patrimonio genetico.
LE INTUIZIONI ED I TIMORI DI DARWIN – Alla fine del 1700 la teoria predominante era ancora quella che definiva le varie specie come entità create indipendentemente l'una dall'altra, ed incapaci di modificarsi. Secondo questa visione, le specie non avevano mai avuto un'origine comune. I primi dubbi concreti iniziarono a sorgere all'inizio del XIX secolo, con le osservazioni paleontologiche: negli strati rocciosi più antichi infatti mancano completamente fossili degli esseri attualmente viventi, e se ne rinvengono altre appartenenti ad organismi ora estinti. Ma passarono altri cinquant'anni prima che Darwin formulasse la sua dirompente teoria evoluzionista. Il naturalista Inglese si convinse che la “lotta per la vita” fosse uno dei motori principali dell'evoluzione, intuendo il ruolo selettivo dell'ambiente sulle specie viventi. Secondo Darwin, il ruolo primario nel processo di evoluzione è dato dalle mutazioni genetiche, in gran parte casuali. L'ambiente entra in azione in un secondo momento, nella determinazione del vantaggio o svantaggio riproduttivo che quelle mutazioni inducono nella specie mutata, o - in altre parole – nella loro migliore o peggiore capacità di adattamento. Ma comprese anche che le sue teorie contenevano risvolti filosofici che avrebbero suscitato questioni ancora più grandi di quelle puramente scientifiche, e indugiò molti anni sui suoi studi, prima di renderli pubblici. Le implicazioni delle sue osservazioni andavano al cuore delle riflessioni sulla condizione umana, sul significato generale riguardo la “collocazione dell'uomo nella natura”. E, in questo senso, gli sembravano quasi paragonabili “alla confessione di un delitto”. Aveva ragione anche in questo. Sin dalla prima pubblicazione, nel 1859, l'Origine delle specie suscitò accesi dibattiti e scontri di pensiero. Che, in alcuni ambiti, si protraggono ancora oggi, dopo 150 anni. Basti pensare che solo nel 2008 la Chiesa Anglicana ha cambiato opinione sulle teorie evoluzionistiche di Darwin, con una lettera indirizzata in prima persona al grande scienziato, in cui chiede scusa per aver “frainteso” la sua teoria dell'evoluzione, fino ad allora aspramente criticata.
EVOLUZIONE OSSERVABILE – La teoria evoluzionistica di Darwin trova conferma e applicazione anche in campo medico. Infatti, fra i pochi fenomeni di evoluzione osservabili alla scala del tempo umano, c'è quello dei batteri. A causa dei loro cicli vitali estremamente brevi, queste forme di vita rappresentano un modello perfetto per osservare i cambiamenti evolutivi che si succedono di generazione in generazione. L'interesse medico è dato dal fatto che l'evoluzione è causata dalle terapie antibiotiche, e si concretizza in una progressiva resistenza dei batteri a questo genere di farmaci. I batteri, come ogni altra specie vivente, mutano. Solo che lo fanno molto velocemente. Le mutazioni che in qualche modo rendono i batteri più resistenti agli antibiotici, rappresentano le caratteristiche favorevoli del concetto darwiniano di selezione naturale, e pertanto si diffondono nelle generazioni batteriche successive. Per questo è necessario utilizzare sempre antibiotici di nuova generazione per assicurare trattamenti efficaci. L'uso diffuso degli antibiotici induce l'evoluzione di ceppi batterici più resistenti, con la conseguenza della diminuzione di efficacia delle terapie antibiotiche. L'introduzione di un nuovo e più potente antibiotico non fa che riproporre lo schema già descritto: tra le infinite mutazioni ve ne saranno sempre alcune che daranno un vantaggio riproduttivo agli individui che le hanno subite. Anche i virus mutano rapidamente, producendo sempre nuovi ceppi, il che rende molto impegnativo cercare di contrastarli. Produrre vaccini definitivamente efficaci contro l'influenza è difficile proprio a causa dei tempi di mutazione del virus, talmente brevi da essere paragonabili ai tempi necessari per mettere in commercio un vaccino.
LA PIU' GRANDE MOSTRA MAI REALIZZATA – Molte sono le manifestazioni e gli eventi programmati in Italia in occasione del bicentenario della nascita di Darwin. Le celebrazioni si sono aperte a Roma l'11 Febbraio, con un convegno internazionale promosso dall'Accademia dei Lincei, di cui Darwin venne eletto socio nel 1875. La mostra più importante è senz'altro quella inaugurata, sempre l'11 Febbraio, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dove proseguirà fino al 3 Maggio. “Darwin 1809-2009” sarà poi a Milano (dal 4 Giugno al 25 Ottobre), ed infine a Bari (dal Novembre 2009 al Marzo 2010). E' la più importante mostra rivolta al grande pubblico mai dedicata al padre dell'evoluzione. Raccoglie e intreccia i linguaggi della storia, della narrazione, delle scienze naturali, della filosofia della scienza e delle ricerche sperimentali contemporanee più avanzate, per introdurre il visitatore alla teoria dell'evoluzione, accompagnandolo in un viaggio stupefacente che approda infine alla formulazione della teoria per cui Darwin divenne famoso, la selezione naturale come motore del cambiamento in natura.
Daniela Querci - 23/02/2009

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