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COME CAMBIA IL CLIMA DELL'UMBRIA




PERUGIA - L'Ottobre appena trascorso è stato tra i più miti che possiamo ricordare. E i dati lo confermano. Con una media di 16,7 °C, il decimo mese del 2008 si piazza infatti al 5° posto nella scala dell'Ottobre più caldo degli ultimi 20 anni, battuto soltanto dai torridi Autunni del 2001, 2004, 1998 e 1990, quando superò i 17 gradi di media. La temperatura di Ottobre a Perugia è aumentata di oltre 2 °C in trent'anni, e quello preso in considerazione non è l'unico mese a registrare questo tipo di variazioni. I dati di archivio delle stazioni meteo della città indicano infatti che, in soli 16 anni, la temperatura media in Estate è aumentata di 1,7 °C, mentre quella invernale è leggermente diminuita. I rilievi effettuati nel resto della regione concordano con quelli di Perugia, indicando periodi estivi caratterizzati da picchi di calore più frequenti ed intensi, ed inverni distinti da ondate di gelo inconsuete. In un territorio come l'Umbria, dove l'effetto mitigante del Mare Mediterraneo è geograficamente attenuato rispetto alle aree costiere, e le 4 stagioni segnavano una marcata cadenza nello scorrere dell'anno, le variazioni termiche degli ultimi decenni sono forse più tangibili che in altre zone d'Italia. L'Estate si protrae fino ad Ottobre inoltrato, e la stagione fredda coinvolge anche parte dei mesi primaverili, attenuando sensibilmente i passaggi Estate–Autunno ed Inverno–Primavera. Anche la distribuzione delle precipitazioni durante l'arco dell'anno è cambiata. Le piogge sono aumentate in Estate ed Autunno rispetto ad Inverno e Primavera, ed hanno assunto caratteristiche più sporadiche ed intense. E' quindi chiaro come la nostra regione rappresenti un tassello perfettamente coerente nel quadro delle mutazioni climatiche che stanno investendo l'intero pianeta. D'altro canto, comprenderne la causa implica avventurarsi in un tema di grande attualità, in particolar modo nell'ambito del peso attribuibile alle responsabilità umane in questi cambiamenti.
I DIBATTITI SUL RISCALDAMENTO GLOBALE – Fra i maggiori imputati per la fase di riscaldamento che sta interessando la Terra, viene indicato l'aumento di concentrazione atmosferica dell'anidride carbonica (CO2), uno dei gas serra. Gran parte degli organi scientifici internazionali ne attribuisce la responsabilità ad azioni antropiche dirette e indirette. Da qui è conseguita l'esigenza del Protocollo di Kyōto, con l'obiettivo di limitare l'influenza delle attività umane sul clima. I dati dell'assessorato regionale all'Ambiente indicano che il contributo dell'Umbria rispetto alle emissioni nazionali di CO2 (226,4 milioni di tonnellate nel 2007, elaborati dai rilevamenti del Registro italiano per le emissioni di gas serra) si attesta sul 2%, gran parte del quale è dovuto alla centrale per la produzione di energia elettrica di Pietrafitta. Secondo il piano programmatico stabilito dall'Unione Europea – ed attualmente in discussione dal nostro governo, che lo ritiene economicamente troppo oneroso nell'ambito della particolare situazione economica che stiamo attraversando - entro il 2012 l'Italia dovrebbe contribuire con una riduzione del 6,3% nelle emissioni di anidride carbonica, per ottemperare alle direttive del Protocollo di Kyōto. Ma i dibattiti non sono solo di natura economica. In ambito scientifico, esistono pareri discordanti sulle responsabilità antropiche riguardo al riscaldamento globale. Alcuni studi paleoclimatici evidenziano come la Terra abbia attraversato più di una volta nel corso della sua storia fasi di riscaldamento, correlabili sia a fenomeni naturali interni, come l'emissione di gas dovuta alle eruzioni vulcaniche, sia a cause esterne, come la variazione dell'attività solare e l'effetto dei raggi cosmici. Queste teorie troverebbero fra l'altro un riscontro indiretto nel fatto che, nel corso della storia recente, il pianeta ha attraversato periodi di raffreddamento in intervalli di tempo in cui l'emissione di CO2 continuava comunque ad aumentare.
IL CLIMA E L'EFFETTO FARFALLA – Il termine clima deriva dal Greco klima, inclinazione, appropriato riferimento al ruolo primario che ha l'altezza del Sole sull'orizzonte nel determinare l'intensità della radiazione solare sulla superficie terrestre, dunque le temperature e di conseguenza tutti gli altri aspetti dei fenomeni atmosferici. Nell'accezione moderna, il clima consiste nel comportamento atmosferico mediamente atteso in una data regione, sulla base di misure ed osservazioni quotidianamente condotte per un lungo periodo di tempo (generalmente almeno un trentennio, in accordo con le normative dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale). Per quanto riguarda le variazioni climatiche a lungo termine, cercare di inquadrarle in una serie di cicli ricorrenti sembra sia impossibile. La variegata combinazione dei fattori che determinano il clima, lo rendono un sistema altamente complesso ed in perenne mutamento. Le interazioni fra le molteplici variabili che lo influenzano sono legate da relazioni non lineari, perciò il rapporto causa-effetto è difficile da stabilire e da prevedere. E non solo. Nella dinamica non lineare, talora piccole cause possono provocare grandi effetti. E' il noto Effetto Farfalla: “Il battito delle ali di una farfalla in Brasile può scatenare un tornado in Texas”. Coniato proprio da un meteorologo, lo statunitense Edward Lorenz, sintetizza il concetto che anche un avvenimento di modesta entità ed apparentemente non correlabile all'effetto che provoca, possa sortire sul clima effetti importanti. In altri termini, l'alterazione dei delicati equilibri che regolano anche soltanto uno dei parametri che influenzano il clima, potrebbe presentare rischi rilevanti non determinabili, e cambiamenti notevoli e di grande effetto sull'adattamento della società umana e sugli ecosistemi in genere.
Daniela Querci - 03/11/2008

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