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GEOTURISMO: LA NUOVA FORMA DEL TURISMO CULTURALE

NASCE IN UMBRIA UN MODO TUTTO NUOVO DI CONCEPIRE IL TURISMO - Pensate se vi accompagnassero a fare un giro per Perugia, spiegandovi – davanti alla Fontana Maggiore – che le sue pietre ci possono addirittura raccontare la storia della formazione degli Appennini. Se - oltre ad illustrarvi le arti liberali, le figure bibliche ed i mesi dell'anno raffigurati negli stupendi bassorilievi di Nicola e Giovanni Pisano - vi facessero notare come le lastre che formano la vasca superiore della fontana siano fatte di una pietra umbra chiamata Rosso Ammonitico, che rende la nostra regione una delle mete obbligate di ogni paleontologo che si rispetti. Infatti, grazie alla straordinaria ricchezza e varietà in fossili di Ammoniti di questa particolare formazione rocciosa, è stato possibile accertare l'età delle rocce delle nostre dorsali montuose, e ricostruire l'ambiente marino in cui si sono formate. E non solo. Immaginate se vi raccontassero di come la rapida evoluzione di questi antichissimi molluschi, osservabile nella diversità di forme e di ornamenti delle loro conchiglie, rappresenti uno dei migliori esempi della selezione naturale ipotizzata da Darwin.





I vostri qualificati accompagnatori potrebbero proseguire indicandovi come gli eleganti pilastri ottagonali su cui poggia la vasca superiore della fontana siano stati invece realizzati in Scaglia, una roccia che si è depositata nell'arco di milioni di anni stratificandosi sopra al Rosso Ammonitico, sul letto di un mare profondo che si trovava proprio dove adesso c'è l'Umbria. E che ora contribuisce a formare l'ossatura rocciosa delle nostre montagne, originate dallo scontro fra due placche tettoniche che hanno corrugato ed innalzato i fondali dell'oceano che una volta le separava, fino a generare la catena montuosa degli Appennini. Varietà diverse di Scaglia sono state ampiamente utilizzate per costruire edifici e monumenti in vari luoghi dell'Umbria. Primo fra tutti Assisi, dove l'utilizzo accoppiato della scaglia bianca e rossa colora di rosa tutta la città, dalle mura urbiche alla cattedrale di San Rufino, dalle chiese di San Francesco e Santa Chiara, fino al Palazzo del Capitano del Popolo. Vi spiegherebbero come gli antichi maestri d'arte, rendendosi conto di quanto la Scaglia - così chiamata dagli scalpellini per la sua tendenza a rompersi in scaglie sotto i colpi di martello – fosse facilmente lavorabile, impiegarono questa pietra anche per realizzare finezze architettoniche come quelle osservabili nel paramento del Palazzo del Bargello, a Gubbio, negli archetti e nelle tettoie delle trifore del Palazzo dei Priori di Perugia, e – lucidata in lastre come un vero e proprio marmo - nella pavimentazione del Duomo di Orvieto. Vi direbbero che in quest'ultimo caso, la roccia è talmente bella e particolare che le venne attribuito un nome proprio: il “marmo rosso di Prodo”, dal nome della cava, nei pressi di Todi, da cui veniva estratta. Potrebbero anche raccontarvi di come le chiazze biancastre delle lastre di Scaglia che pavimentano la Basilica di Santa Maria degli Angeli siano invece attribuibili alla circolazione di fluidi all'interno degli strati, che hanno praticamente decolorato alcune parti di roccia, e spiegarvi che proprio nei pressi della Rocca di Assisi è ancora visibile una vecchia cava di Scaglia rosata, dove si vedono le fratture attraverso cui sono passati i fluidi, e che questi tagli verticali attraverso gli strati sono solo un piccolo esempio dell'intensa attività tettonica tuttora attiva nella nostra regione.
Il tour potrebbe poi proseguire passando per l'Arco Etrusco, dove sareste informati sul fatto che i blocchi di Travertino con cui è stato costruito provengono da un'antica cava situata a Santa Sabina, più o meno nella zona dove adesso c'è il centro di intrattenimento Gherlinda.
Il Travertino, materiale prediletto dai romani per i più disparati impieghi architettonici, è una roccia che riconduce ad un ambiente di formazione del tutto differente da quello marino del Rosso Ammonitico e della Scaglia. Attraverso i blocchi sapientemente impilati a costituire la muratura portante dell'Arco Etrusco e della maggior parte delle mura etrusche di Perugia, la vostra guida vi porterebbe ad immaginare un ambiente di terra ferma, successivo all'oceano ed alla formazione della catena appenninica, nel quale da risorgive e fonti di acqua dolce, sotto particolari condizioni precipita il carbonato di calcio, il composto chimico che costituisce il travertino. Così vi spiegherebbe come si formano i banchi di Travertino, in cui la roccia può essere compatta e massiccia, o traforata e sottilmente bucherellata, in dipendenza da dove si deposita il carbonato di calcio. Può accadere infatti che la deposizione avvenga sopra rametti, foglie o altri vegetali, ed in questo caso la roccia assume la forma del materiale che riveste. E non finisce qui.
Il vostro cicerone vi porterebbe a visitare lo splendido esempio architettonico del Duomo di Orvieto, dove il Travertino è accoppiato ad una roccia nera, polverosa e a tratti bucherellata: una vera e propria lava, proveniente da cave nella zona. Vi illustrerebbe allora come tutta l'area sud-occidentale dell'Umbria venne interessata da una serie di colate laviche ed episodi piroclastici legati al vulcanismo dei Monti Vulsini, che ammantarono e livellarono la morfologia del territorio. E che, in seguito, l'erosione dei materiali più friabili modellò il paesaggio, isolando picchi e rilievi di aspetto particolarmente suggestivo, come la rupe su cui sorge Orvieto.
IL CONVEGNO A PRECI - Questa nuova idea di proporre il turismo nella nostra regione è stata illustrata il 27 e 28 Marzo scorsi al convegno “Ricerca, applicazione e comunicazione delle Scienze della Terra”, organizzato dall'Università di Perugia in collaborazione con lo studio Gheos, Geologi Associati di Spoleto, e tenutosi nell'incantevole cornice di Preci e dell'Abbazia di Sant'Eutizio, grazie all'attiva collaborazione del Sindaco del Comune di questa cittadina. La sede del convegno non è stata scelta a caso. Preci, piccolo gioiello incastonato nella natura selvaggia della Valnerina, rappresenta infatti uno splendido esempio di come architettura e natura siano legate in modo intimo e suggestivo. In questo senso, il campanile dell'Abbazia di Sant'Eutizio, completamente staccato dal corpo dell'edifico, e costruito su uno sperone di Travertino che lo slancia naturalmente verso il cielo, può rappresentare perfettamente l'icona di questo nuovo genere di turismo.

Lucilia Gregori, professoressa al Dipartimento di Scienze della Terra del nostro ateneo, ha spiegato come i tradizionali percorsi turistici attraverso le antiche mura delle nostre città, i monumenti e le vestigia di civiltà passate, e le bellezze naturali dei nostri paesaggi, possano essere arricchiti con informazioni scientifiche fruibili a livello turistico. Si tratta di un nuovo approccio al turismo, di tipo trasversale, dove le classiche informazioni culturali vengono associate ad una serie di indicazioni riguardanti il territorio, che completano e rendono ancora più affascinante la visita della nostra regione. La professoressa Gregori ha illustrato, con una serie di accattivanti esempi, come la comunicazione del paesaggio umbro - inteso sia in senso architettonico che naturale - possa rappresentare un'occasione scientifica, perché permette di approfondire e divulgare i risultati della ricerca accademica, un'opportunità culturale destinata ad un'ampia utenza turistica, e – non ultima – una risorsa economica, in grado di attivare uno stimolante ed interessante indotto geo-turistico per la nostra regione. In questo contesto è in via di elaborazione la realizzazione di una serie di “Carte di Geologia Urbana”, un progetto in collaborazione con la Regione Umbria, in cui verranno indicati i diversi tipi di roccia presenti nei monumenti e negli edifici delle nostre città. Le carte rappresenteranno uno straordinario mezzo di divulgazione scientifica e turistica di grande spessore culturale, a disposizione di un turismo sempre più consapevole e motivato.
Daniela Querci - 30/03/2009


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