La sezione aurea, Perugia, Leonardo da Vinci. Cosa hanno in comune? La storia, forse poco raccontata, di un grande matematico. Con un finale a sorpresa di divine proporzioni.
Perugia e la scuola di
Pacioli - Siamo nel 1477. L'Università di Perugia, che non
possiede ancora una scuola di aritmetica, inaugura la cattedra
assegnandola a Luca Pacioli. E' un frate francescano di Sansepolcro,
ma soprattutto un grande matematico, tanto che l'ateneo dell'allora
veneziana città di Zara lo corteggia a tal punto da indurlo a
lasciare l'Umbria dopo soli 3 anni. Ma Pacioli, sebbene conosciuto
come personaggio burbero, nutre uno speciale affetto per Perugia, e
ci torna nel 1486. Soggiornerà a lungo in città, insegnando in
varie riprese all'università.
Oggi viene ricordato come
il fondatore della disciplina logica dell'ateneo perugino, ed è
stato lui a descrivere per primo il metodo di scrittura contabile
della partita doppia.
Ma questa è un'altra
storia.
Il numero infinito e i
disegni di Leonardo - Pacioli era affascinato da un numero molto
particolare: 1,6180339887... Un numero che non finisce, perché è
irrazionale e quindi l'espansione delle sue cifre non termina mai. Ma
ha anche tutta un'altra serie di peculiarità, che gli hanno valso
addirittura l'assegnazione di un nome proprio. Oggi lo chiamiamo
sezione aurea, ma Pacioli lo definì proporzione divina, e fu il
primo a descriverlo in un trattato, il De divina proportione
appunto, che il suo amico Leonardo volle rendere unico corredando il
volume con 60 splendide illustrazioni.
Frate Pacioli riteneva
infatti che “…l’occhio esser la prima porta per la quale lo
intelletto intende e gusta…”, e scelse davvero il miglior
esecutore grafico per concretizzare questa sua affermazione. Leonardo
disegnò i solidi platonici che descrivono la sezione aurea in 2
diverse fogge: come scheletri, che lui chiamava i “vacui”, e come
strutture con le facce intere, che definì i “pieni”. Ogni solido
è graziosamente appeso ad un cartellino che lo descrive. I poliedri
di Leonardo rappresentano una pietra miliare nell'evoluzione del
disegno stereoscopico, perché mostrano chiaramente, e per la prima
volta, la distinzione tra il fronte ed il retro dei solidi
tridimensionali. Sono certa che, se pure non conoscevate questo
libro, guardando una delle sue figure vi ricorderete di averla già
vista prima d'ora.
La divina proporzione
- Ma perché Luca Pacioli attribuiva a questo numero delle qualità
addirittura divine? Beh, sono passati più di 500 anni e lo si pensa
ancora. La sezione aurea è un numero che compare ovunque. E'
intrinseco in natura, nei rapporti di crescita di molte piante, nella
disposizione dei pistilli sulle corolle dei fiori e nelle proporzioni
delle spirali delle conchiglie. E' presente nelle architetture umane
più antiche, dalla piramide di Cheope ai megaliti di Stonehenge,
fino alla pianta del Partenone. Celeberrimi artisti, senza contare
Leonardo (che, essendo stato intrigato dal Pacioli sui segreti del
numero magico, se ne servì per il suo più famoso ritratto), e
grandi compositori come Bartók
e Debussy, lo utilizzarono per costruire l'architettura delle loro
creazioni. Si potrebbero fare centinaia di altri esempi, o anche
provare il rapporto sul nostro corpo. Basta prendere 2 misure: quella
del braccio, dalla spalla alla punta delle dita, e la distanza fra la
punta delle dita e il gomito. Il rapporto (braccio/distanza
dita-gomito) sarà circa 1,618. E il risultato non cambia se
rapportiamo la nostra altezza alla distanza fra l'ombelico e i piedi.
Dunque, Pacioli definì
la sezione aurea come divina per esprimerne l'utilizzo da parte del
creatore nelle architetture naturali, ma soprattutto per sottolineare
la caratteristica irrazionale del numero, accostandola al concetto
trascendentale del sovrumano: “Commo Idio propriamente non se po
diffinire ne per parolle a noi intendere, così questa nostra
proportione non se po mai per numero intendibile asegnare, né per
quantità alcuna rationale exprimere, ma sempre fia occulta e secreta
e da lì mathematici chiamata irrationale”.
Il manoscritto
originale e le nuove tecniche di restauro virtuale –
Oggi, esistono solo 2 esemplari originali del De divina
proportione, redatto nel 1498
dal Pacioli in lingua volgare per favorirne comprensione e
diffusione: uno è conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano,
mentre l’altro – più prezioso perché preparato espressamente
per il duca Ludovico il Moro – si trova nella Biblioteca
Universitaria di Ginevra. Quest'ultimo non era mai stato riprodotto
in facsimile fino a 2 anni fa, perché molto danneggiato. Nel 2011, è
stato completato un eccezionale lavoro di restauro virtuale, che ha
permesso alla casa editrice Aboca di pubblicare un pregevole
facsimile, fedele nella ricostruzione del testo, dei seducenti
poliedri di Leonardo e delle splendide miniature. La migliore
recensione del trattato è senz'altro quella di Piergiorgio
Odifreddi:
La
divina proporzione in Umbria
– Si era parlato di un finale a sorpresa. Provate a prendere una
cartina geografica dell'Umbria, e misurate la distanza fra la punta
più settentrionale del confine regionale e quella più a sud. Ora
dividete questa distanza per 1,618. Scoprirete dove cade la divina
proporzione dell'Umbria. O, anatomicamente parlando, il suo ombelico.
Daniela Querci -
17/04/2013
Ero alla ricerca di informazioni su Fra' Pacioli e la "Summa de arithmetica" ed atterro qui ...
RispondiEliminaChe bell' articolo complimenti ! e che finale !
Un saluto
Ciao Alessandro.
EliminaGrazie per il commento. Molte grazie!
Un saluto anche a te.
Daniela