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IL "CODICE DA LINCI"





ACQUASPARTA - Di certo più autentico del suo (quasi) omonimo del best-seller di Dan Brown, un vero “Codice da Linci” è oggi inciso nelle pietre di travertino che pavimentano Piazza Cesi, ad Acquasparta (Terni). Gli strani simboli ricordano quelli delle costellazioni, e sono in numero di dodici, proprio come i segni zodiacali. Per poterli tradurre è necessario posizionarsi all'estremità della piazza, con la schiena rivolta al portale del grande palazzo ducale che la sovrasta, e leggerli da destra verso sinistra, procedendo all'opposto del normale senso di scrittura. Ma questo non basta per decifrarli. Occorre l'alfabeto linceo, il documento originale stilato nel 1603 e attualmente conservato negli archivi dell'Accademia dei Lincei, a Roma. I simboli decodificati formano la frase latina: “Sagacius ista”, vale a dire “più acuto di questa”. Il motto si riferisce alla lince, il felino dotato di una vista nitidissima, e trasmette il desiderio di conoscere e di comprendere che animò quattro giovani amici agli albori del XVII secolo. Volevano vedere meglio di lei. Avere sensi più acuti di quelli di una lince.
FEDERICO, PRINCIPE DEI LINCEI - Il 17 agosto 1603, Federico Cesi, figlio ventenne del Duca di Acquasparta e della nobildonna Olimpia Orsini di Todi, riunisce i suoi amici Francesco Stelluti, giurista e letterato di Fabriano, Anastasio De Filiis, studioso ternano appassionato di astronomia e abile nella costruzione di congegni meccanici, e Johannes van Heeck, brillante medico olandese laureatosi all'Università di Perugia, nella sua dimora in via della Maschera d'Oro, a Roma, per suggellare un patto che renderà immortali le loro gesta. Insieme fondano l'Accademia dei Lincei, la più antica organizzazione scientifica del mondo, attualmente massima istituzione intellettuale italiana e consulente scientifico e culturale del Presidente della Repubblica. Si proclamano “discepoli della natura al fine di ammirarne i portenti e ricercarne le cause”, e adottano come emblema una lince con il motto che ora li celebra nella Piazza di Acquasparta. L'essenza ideologica del loro sodalizio viene stilata in un ampio statuto programmatico, il Lynceographum, e nella cerimonia inaugurale, il 25 dicembre dello stesso anno, Federico – eletto Princeps perpetuo lynceorum – consegna a ciascun “fratello” una collana d'oro con un pendente, che verrà poi sostituita da un anello con uno smeraldo rettangolare su cui è incisa una lince. E' l'anello linceo, di cui oggi restano le impronte su ceralacca nei documenti accademici.
CRITTOGRAFIA E NOMI DI BATTAGLIA PER LA CAUSA DELLA SCIENZA - In un secolo in cui superstizioni e pregiudizi minacciano di soffocare l'alba della ricerca sperimentale, base della scienza moderna, le riunioni dei quattro amici vengono osteggiate dal Duca di Acquasparta, che finisce col denunciare van Heeck al Santo Uffizio per sospetta eresia. I giovani, costretti a disperdersi, decidono di sfruttare il simbolismo e le allegorie proprie dell'alchimia in nome della scienza. E così creano il codice, utilizzando segni analoghi a quelli ricorrenti nel simbolismo esoterico, per scriversi lettere e stilare documenti che non subiscano inquisizioni. Federico si trasferisce ad Acquasparta, nel palazzo di famiglia, da dove intrattiene una fitta corrispondenza con i suoi affiliati utilizzando nomi in codice concordati in precedenza, che in qualche modo riflettono le inclinazioni di ognuno di loro: il principe è il Coelivagus, per la sua passione verso il cielo e le stelle, Stelluti è il Tardigradus, per la sua natura riflessiva, De Filiis l'Eclipsatus, per la sua attitudine allo studio dei fenomeni planetari, e van Heeck l'Illuminatus, il più estroso e brillante dei quattro. Nel voluminoso epistolario pervenutoci si trovano anche aneddoti curiosi, come l'avventura di van Heeck a Praga, assalito dai briganti e costretto ad ingoiare l'anello linceo per evitare che cadesse nelle mani dei banditi.
Passano alcuni anni. I rapporti fra Federico e suo padre ritrovano una certa armonia, van Heeck può finalmente tornare in Italia e l'Accademia si anima di nuovi eccellenti soci, come Giovambattista della Porta, il settantacinquenne mago-scienziato napoletano emblema della fase di transizione fra la cultura di stampo esoterico e la scienza sperimentale.
GALILEI: IL SOCIO CHE FA LA DIFFERENZA - Il 25 aprile 1611 l'Accademia ha l'onore di accogliere fra i suoi soci il quarantasettenne Galileo Galilei, che da allora in poi firmerà i suoi capolavori aggiungendo al proprio nome l'appellativo di “Linceo”. E' l'inizio di una profonda e sincera amicizia fra lo scienziato e il giovane Federico, e la svolta nel percorso intellettuale dell'Accademia, che abbandonerà l'aspetto magico-esoterico che l'aveva accompagnata nei primi anni della sua esistenza per immergersi nel rivoluzionario punto di vista del grande scienziato pisano, stimolandolo nelle sue ricerche. Federico ospita Galileo ad Acquasparta nell'aprile del 1624. Lo accompagna alle Cascate delle Marmore e in barca sul lago di Piediluco. E' durante questa gita che Galileo illustra agli amici il principio del moto relativo dei corpi, lanciando in aria dalla barca le chiavi della camera di Francesco Stelluti, e rischiando di farle cadere in acqua, come narra lo stesso accademico fabrianese nell'accattivante resoconto scritto di quella indimenticabile giornata. Altri documenti ci dipingono Federico e Galileo intenti ad osservare le stelle con la nuova invenzione di Galileo – il cannocchiale - attraverso le arcate della specola di Palazzo Cesi, o Francesco, Anastasio e Johannes che passano intere giornate nelle stanze-laboratorio del Palazzo ducale a sperimentare l'utilizzo dell'occhialino (prototipo dell'odierno microscopio, e così ribattezzato proprio dai Lincei), altro strumento galileiano donato all'accademia dal grande scienziato.
I CERCHI DI PIETRA E LA FONTANA DI PIAZZA CESI - Ed è per rendere omaggio alla splendida avventura di questi giovani amici, e per ricordare che le origini della scienza si trovano più vicino a casa nostra di quanto forse possiamo immaginare, che oggi in Piazza Cesi, oltre al “Codice da linci”, possiamo leggere – intagliati nelle pietre ornamentali - degli strani nomi: Coelivagus, Tardigradus, Eclipsatus e Illuminatus, inscritti dentro quattro grandi cerchi di travertino, che sembrano orbitare - come altrettanti pianeti - intorno ad un quinto cerchio, il più grande. Quello dedicato a Galilei. Da quest'ultimo sgorga una fontana, simbolo del sapere di cui lo scienziato ci ha fatto dono.
Daniela Querci (da: il Corriere dell'Umbria - 18/08/2008)

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