Argomenti

COLLE FABBRI: ICONA VULCANOLOGICA DELL'UMBRIA





SANGEMINI - Raggiungere Colle Fabbri, amena località della campagna spoletina, è già un'impresa. Non ci sono indicazioni stradali e, se non fosse per il navigatore satellitare (evviva la tecnologia!), il posto sarebbe introvabile. Ma è splendido. Campi di grano a perdita d'occhio, il rosso vellutato dei papaveri e sullo sfondo il verde brillante dei Monti Martani contro il cielo limpido di un'estate che finalmente è arrivata. Colle Fabbri è un piccolo – piccolissimo – nucleo di case, di quelle caratteristiche del paesaggio umbro. Alcune sono in pessimo stato. Pareti semi-diroccate, aie maltenute, cani che abbaiano alla catena, cocci di vetro lungo la strada e la carcassa di una macchina completamente arrugginita dove è disteso pigramente un gatto. Con l'automobile non si può arrivare fino in cima al colle. Una lamiera di metallo attaccata ad una recinzione restringe talmente la strada da impedire il passaggio. In giro non c'è un'anima. Proseguo a piedi passando fra le case. Quelle più in alto sono in ristrutturazione. Pesanti scuri in legno, decorazioni in ferro battuto e pietre faccia a vista. Già. Pietre. Sassi. Rocce. Per gli esperti in materia, il collegamento è immediato: Colle Fabbri è un'icona, un raro gioiello vulcanico incastonato inaspettatamente nel cuore di una terra calcarea. Sì, perché nel 1984, a Colle Fabbri è stata scoperta una roccia di natura vulcanica unica nel suo genere. Le è stato dato il nome di Euremite (dal Greco eurema: “cosa trovata inaspettatamente”), e i pochi affioramenti presenti nell'area sono stati oggetto di approfonditi studi da parte di esperti provenienti dall'Europa, dall'Asia e dall'America, che ne hanno riconosciuto l'unicità e la rilevanza scientifica a livello mondiale. Tanto che, nella Legge Regionale n°27 del 24 Marzo 2000, attraverso il Piano Urbanistico Territoriale, la Regione Umbria, allo scopo di promuovere “la conoscenza, la tutela e la valorizzazione” degli “ambiti caratterizzati da aree di particolare interesse geologico e da singolarità geologiche” inserisce Colle Fabbri nella lista dei beni ambientali come “affioramento di rocce ignee di elevatissimo valore scientifico per gli interessi minerari e petrografici presenti”. E non solo. La Legge Regionale vieta di “realizzare opere che possano produrre alterazioni, degrado e distruzione dei beni e dei siti medesimi”. Nel 2004, la Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano ha pubblicato un volume sui luoghi geologici di rispetto dell'Umbria meridionale, per divulgare gli aspetti ancora poco conosciuti del patrimonio ambientale della nostra regione, e sensibilizzare tanto l'opinione pubblica quanto gli enti preposti, alla necessità di valorizzare e di rendere accessibili agli umbri ed ai turisti questi tesori “inaspettati” della nostra regione. Il professor Francesco Stoppa (ordinario di vulcanologia all'Università di Chieti) ed il Dottor Gianluigi Rosatelli (dottore di ricerca dell'University College di Londra), dopo aver condotto approfonditi studi sull'area di Colle Fabbri, hanno articolato nei dettagli un piano per un “museo all'aria aperta” che, attraverso un centro di accoglienza ed un percorso naturalistico attrezzato, avrebbe potuto fornire tutte le informazioni necessarie, guidandoci alla scoperta ed alla conoscenza di uno dei maggiori beni geologico-culturali della nostra terra. Ora, dopo 8 anni e dopo i lavori di ristrutturazione di alcune abitazioni (in seguito a cui uno dei rarissimi affioramenti di Euremite non è più visibile), il luogo di “elevatissimo valore scientifico” non sembra neanche essere degno di una indicazione stradale.
LA GEOLOGIA - La particolarità geologica del centro vulcanico di Colle Fabbri risiede in 3 caratteristiche del tutto inusuali. La prima è l'assoluta rarità della presenza di fenomeni vulcanici in una regione dominata da formazioni rocciose di tutt'altra natura. La seconda è rappresentata dal tipo di magma, proveniente da regioni molto profonde della Terra - e quindi con caratteristiche chimiche del tutto inusuali - che sarebbe inoltre risalito in superficie ad altissima velocità (si ipotizzano più di 100 Km/h) lungo camini vulcanici denominati diatremi, analoghi a quelli presenti nelle miniere diamantifere dell'Africa occidentale. Le variazioni di pressione così repentine generate dalla rapidità di risalita, sommate alla composizione di per sé già inconsueta del magma, avrebbero fornito le caratteristiche mineralogiche così rare dell'Euremite. La terza particolarità è rappresentata dalla peculiarità del fenomeno vulcanico in sé, avvenuto all'incirca 300mila anni fa, nell'ambito del paesaggio geologico in cui si impostò l'eruzione vulcanica. A quel tempo infatti, l'area era occupata dal ramo orientale di un grande lago, il Lago Tiberino. Il calore sprigionato dal magma, al contatto con le acque del lago determinò una esplosione che ridusse in frammenti le rocce preesistenti, come il travertino, e provocò la “cottura” - come in un forno ad altissima temperatura – delle terre argillose che pavimentavano il lago. Gli effetti di questo fenomeno sono ancora oggi riscontrabili. Tutta l'area intorno a Colle Fabbri è infatti caratterizzata dalla presenza di argille e terre di un colore rosso cupo, frutto del repentino ed elevato riscaldamento al quale vennero sottoposte.
LE MINIERE - Fra le particolarità geologiche dell'area di Colle Fabbri c'è anche quella, senz'altro conosciuta e ricordata dagli abitanti della zona, di essere stata al centro di uno dei più vasti territori di sfruttamento minerario dell'Umbria. La storia delle miniere di lignite della Valle Umbra inizia alla fine del XIX secolo. Nel 1880, a pochi chilometri da Spoleto e Colle Fabbri, in località Morgnano, viene infatti scoperto un notevole banco di lignite di ottima qualità. Da quel momento in poi, la storia degli abitanti della zona sarà fortemente condizionata dal lavoro nelle miniere. Numerosi pozzi di estrazione, alcuni profondi fin quasi 400 metri, centinaia di chilometri di gallerie che si intersecano, teleferiche e ferrovie minerarie che collegano le aree di estrazione agli impianti di lavorazione ed alla rete ferroviaria statale. Le testimonianze giunte fino ai nostri giorni dipingono scene epocali, ed hanno come protagoniste famiglie che molto spesso pagarono il tributo più alto per la causa dello sviluppo economico di cui noi, oggi, raccogliamo i frutti. Le vestigia di questa pagina della nostra storia, abbandonate nella campagna accanto all'Euremite di Colle Fabbri, non meriterebbero forse un po' più di rispetto da parte nostra?

Daniela Querci - 09/06/2008

Nessun commento:

Posta un commento