
Le magnifiche dorsali montuose che si snodano da
Nord a Sud lungo il settore orientale della regione, dalla Serra di
Burano al Monte Penna, fino al gruppo dei Sibillini, sono costituite
da una potente successione di rocce sedimentarie a carattere
prevalentemente calcareo e marnoso, originate dalla deposizione su
fondali marini di sedimenti di origine continentale. Accarezzare la
liscia superficie del Calcare Massiccio, della Corniola o del Rosso
Ammonitico, evoca immagini di ambienti costieri, di dolci scogliere
digradanti su bassi fondali, e di limpidi e chiari specchi di mare.
E ad un tratto, percorrendo a ritroso la scala del
tempo geologico, raggiungiamo un luogo straordinario chiamato Pangea,
il continente che affiora dallo sterminato oceano di Panthallassa 250
milioni di anni fa. La Pangea è una terra immensa e desolata, priva
di vita, spazzata dal vento e battuta da piogge violente, ma nella
parte orientale di questo continente, in posizione
tropico-equatoriale, si apre un grande golfo, che ospita acque calme
e tranquille, il mare della Tetide. Qui sfociano i fiumi, portando
con sé i detriti calcarei provenienti dallo smantellamento delle
terre emerse, che si depongono dolcemente sul fondo del mare,
adagiandosi l’uno sull’altro per milioni e milioni di anni. I
depositi più profondi vengono nel tempo pressati dal peso di quelli
che vi si impostano sopra, e si compattano fino ad assumere le
caratteristiche di rocce vere e proprie. Nel corso della deposizione
dei detriti sono coinvolte piccole creature marine come coralli,
echinodermi, gasteropodi e cefalopodi, abitanti di questo luogo
primordiale, i cui gusci cadono sul fondo del mare rimanendo
intrappolati fra i sedimenti e partecipando al fenomeno della
litificazione, fossilizzandosi. E’ frequente rinvenire questi
fossili nei calcari e nelle marne delle dorsali umbre, ed è sempre
un’emozione osservare le delicate ed eleganti strutture ornamentali
del guscio di un’ammonite, incastonata per sempre nella roccia di
un picco montuoso, riflettendo sulla sua origine ancestrale, così
distante nel tempo e nello spazio.

Durante questo immenso intervallo temporale,
l’aspetto della Terra subisce mutamenti di proporzioni enormi. Il
continente della Pangea non esiste più. E’ stato frazionato in
parti più piccole che, per i processi della tettonica delle placche,
subiscono movimenti relativi l’una rispetto all’altra,
allontanandosi o avvicinandosi fra di loro. Il territorio destinato a
costituire l’attuale Umbria è ancora del tutto sommerso. E’
composto semplicemente da strati orizzontali di roccia, impilati sul
letto di un mare profondo, adagiati sulla piccola zolla di Adria, la
propaggine più settentrionale dell’ampia placca Africana. Nella
sua migrazione verso Nord, la zolla Adriatica finisce per entrare in
collisione con la grande placca Eurasiatica. Il pavimento
sedimentario dell’oceano, sottoposto alle forze che lo comprimono
contro l’ Eurasia, si increspa, corrugandosi in pieghe e dorsali
fino ad emergere dal mare. Le successioni rocciose rispondono agli
sforzi compressivi montando letteralmente le une sulle altre,
flettendosi ed inclinandosi in architetture improbabili, dove il
recente precede l’antico, il dritto diventa rovescio, il basso si
riscopre in alto, come solo la natura può realizzare, oltre ogni più
sfrenata fantasia della mente umana. All’inizio del Pliocene (circa
7 Milioni di anni fa) la dorsale appenninica umbra è quindi ormai
configurata. E’ contraddistinta da un’ossatura di imponenti
pieghe, e caratterizzata da spettacolari esempi di sovrascorrimenti e
serie stratigrafiche rovesciate.
Ma il viaggio nel tempo prosegue ancora. Al termine
del Pliocene inizia la fase continentale dell’area umbra. Lo
specchio di mare che diventerà il Tirreno attraversa una fase
regressiva, persistendo soltanto nel settore occidentale del
territorio umbro (zona di Città della Pieve). Al regime compressivo
si avvicenda un processo di distensione, che instaura nel territorio
un complesso sistema di fratture, lungo le quali si impostano i corsi
d’acqua dolce. Prende forma il grande Bacino Tiberino, costituito
da una serie di ampi specchi lacustri e palustri intimamente
collegati, che attraversa longitudinalmente tutta la regione dalla
alta Valtiberina fino al Ternano, seguendo il corso dell’odierno
Tevere, per poi biforcarsi in due rami distinti all’altezza di
Perugia. L’articolato ambiente continentale si evolve sotto
l’azione dell’erosione e della sedimentazione. Umidi e
lussureggianti boschi di conifere bordano il Bacino Tiberino.



La storia termina qui. E’ fantastica, ma non è
una favola. Quelle competono agli uomini. La natura sa fare di
meglio. E l’Umbria ne è una splendida testimonianza.
Daniela Querci - 22/04/2013
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