SANGEMINI - Raggiungere Colle Fabbri, amena località della campagna spoletina, è già un'impresa. Non ci sono indicazioni stradali e, se non fosse per il navigatore satellitare (evviva la tecnologia!), il posto sarebbe introvabile. Ma è splendido. Campi di grano a perdita d'occhio, il rosso vellutato dei papaveri e sullo sfondo il verde brillante dei Monti Martani contro il cielo limpido di un'estate che finalmente è arrivata. Colle Fabbri è un piccolo – piccolissimo – nucleo di case, di quelle caratteristiche del paesaggio umbro. Alcune sono in pessimo stato. Pareti semi-diroccate, aie maltenute, cani che abbaiano alla catena, cocci di vetro lungo la strada e la carcassa di una macchina completamente arrugginita dove è disteso pigramente un gatto. Con l'automobile non si può arrivare fino in cima al colle. Una lamiera di metallo attaccata ad una recinzione restringe talmente la strada da impedire il passaggio. In giro non c'è un'anima. Proseguo a piedi passando fra le case. Quelle più in alto sono in ristrutturazione. Pesanti scuri in legno, decorazioni in ferro battuto e pietre faccia a vista. Già. Pietre. Sassi. Rocce. Per gli esperti in materia, il collegamento è immediato: Colle Fabbri è un'icona, un raro gioiello vulcanico incastonato inaspettatamente nel cuore di una terra calcarea. Sì, perché nel 1984, a Colle Fabbri è stata scoperta una roccia di natura vulcanica unica nel suo genere.
LA GEOLOGIA - La particolarità geologica del centro vulcanico di Colle Fabbri risiede in 3 caratteristiche del tutto inusuali. La prima è l'assoluta rarità della presenza di fenomeni vulcanici in una regione dominata da formazioni rocciose di tutt'altra natura. La seconda è rappresentata dal tipo di magma, proveniente da regioni molto profonde della Terra - e quindi con caratteristiche chimiche del tutto inusuali - che sarebbe inoltre risalito in superficie ad altissima velocità (si ipotizzano più di 100 Km/h) lungo camini vulcanici denominati diatremi, analoghi a quelli presenti nelle miniere diamantifere dell'Africa occidentale. Le variazioni di pressione così repentine generate dalla rapidità di risalita, sommate alla composizione di per sé già inconsueta del magma, avrebbero fornito le caratteristiche mineralogiche così rare dell'Euremite. La terza particolarità è rappresentata dalla peculiarità del fenomeno vulcanico in sé, avvenuto all'incirca 300mila anni fa, nell'ambito del paesaggio geologico in cui si impostò l'eruzione vulcanica. A quel tempo infatti, l'area era occupata dal ramo orientale di un grande lago, il Lago Tiberino. Il calore sprigionato dal magma, al contatto con le acque del lago determinò una esplosione che ridusse in frammenti le rocce preesistenti, come il travertino, e provocò la “cottura” - come in un forno ad altissima temperatura – delle terre argillose che pavimentavano il lago. Gli effetti di questo fenomeno sono ancora oggi riscontrabili. Tutta l'area intorno a Colle Fabbri è infatti caratterizzata dalla presenza di argille e terre di un colore rosso cupo, frutto del repentino ed elevato riscaldamento al quale vennero sottoposte.
LE MINIERE - Fra le particolarità geologiche dell'area di Colle Fabbri c'è anche quella, senz'altro conosciuta e ricordata dagli abitanti della zona, di essere stata al centro di uno dei più vasti territori di sfruttamento minerario dell'Umbria. La storia delle miniere di lignite della Valle Umbra inizia alla fine del XIX secolo. Nel 1880, a pochi chilometri da Spoleto e Colle Fabbri, in località Morgnano, viene infatti scoperto un notevole banco di lignite di ottima qualità. Da quel momento in poi, la storia degli abitanti della zona sarà fortemente condizionata dal lavoro nelle miniere.
Daniela Querci - 09/06/2008
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